Sintesi storica: il porto e la sua importanza strategica e commerciale
La fondazione della città di Lepanto e del suo porto è fortemente legata alla posizione strategica trovandosi in un punto cardine per la comunicazione tra il Peloponneso e la Grecia Centrale e controllando allo stesso tempo l'apertura del golfo di Corinto verso l'Occidente. Durante l'antichità Lepanto ebbe un ruolo importante nello svolgimento delle guerre messeniche e successivamente della Guerra di Peloponneso come stazione navale. Nel periodo bizantino la città portuale si afferma come una delle importanti basi per l'attracco della flotta bizantina durante le operazioni militari verso Occidente (IV secolo). Nelle fonti è nota come scalo intermedio durante i viaggi diplomatici verso Occidente (a partire dal X secolo) e come centro connesso direttamente alla via che portava a Constantinopoli. Durante il periodo della prima occupazione veneziana (1407-1499), Lepanto visse un periodo di crescita commerciale e demografica, in maniera particolare dopo l'occupazione di Patrasso da parte di Constantino XI Paleologo, sostituendosi nei traffici commerciali. Lepanto costituì un importante scalo intermedio nel commercio del cottone, del grano e del sale tra tutte i territori occupati dai veneziani nel Mediterraneo orientale.
Dopo l'occupazione ottomana del 1499 le fortificazioni di Lepanto furono rinforzate con una ristrutturazione del castello di Antirio che, insieme al castello gemello di Rio sulla costa peloponnesiaca opposta, costituirono il cosiddetto “Stretto dei piccoli Dardanelli”. Nel XVII secolo nel porto fu introdotta una autorità doganale che imponeva tasse d'utilizzo alle navi in arrivo e in partenza. I prodotti commercializzati erano soprattutto pelle, olio, riso, tabacco e cereali. Tuttavia nello stesso periodo il porto e l'abitato divennero una base di pirati. Questo causò il decadimento delle attività commerciali della città che divenne famosa all'epoca con il nome di “Piccolo Algeri” (N.d.T.: appunto per indicare la forte presenza di pirati).Le fonti
Informazioni importanti circa il porto di Lepanto si ricavano dai testi dei viaggiatori che occasionalmente visitarono la città. Il barone Louis Deshayes (1625) menziona che il castello e il piccolo porto della città divennero “nidi dei pirati” chiamati “levendes”. Maggiori dettagli vengono riportati dal medico Jacob Spon (1675-1676). Secondo le sue osservazioni presso il piccolo porto, con apertura di 50 piedi e diametro di 500, veniva utilizzata una catena per chiudere l'imboccatura permettendo quindi il passaggio esclusivamente a imbarcazioni di limitate dimensioni. George Wheler (1676?) si riferisce al commercio di Lepanto e alle merci sostenendo che le pelliccie di volpe avevano buona qualità e prezzo. Egli menziona inoltre che le navi in partenza dal golfo di Lepanto pagavano dazi del 3% all'Emiro per l'esportazione dei prodotti. Il testo di Bernard Randolph (1675) ci informa della presenza di 20 cannoni nella fortezza, mentre il porto elissoidale chiuso con la catena, pur disponendo di molte postazioni, era protetto solo con 3 o 4 cannoni. Marco Vincenzo Coronelli definisce il castello della città e il piccolo porto (lungo 60 piedi) come il rifuggio del rinomato pirata Durak Bei. Il medico e diplomatico F. Pouqueville nel XVIII secolo da ulteriori prove sulla forma elissoidale del porto ( testualmente “a ferro di cavallo”) e sull'utilizzo della catena per la chiusura e inoltre paragona il porto ad una miniatura, adatto esclusivamente a piccole imbarcazioni. Di particolare interesse sono inoltre le rappresentazioni pittoriche di Lepanto e del porto. La più antica, che si trova negli archivi di Venezia, si data al 1499 ed è un disegno delle fortificazioni. Due miniature di manoscritti ottomani del XVI secolo, di cui la prima si trova a Top Kapi Saray (una copia si conserva anche nella collezione del museo Benaki) e la seconda è stata dipinta dal pittore ottomano Nasuh Matrakçı, restituiscono dettagliatamente il disegno del castello e della città. Inoltre anche i viaggiatori Spon e Coronelli designarono la città di Lepanto.
Descrizione architettonica
Il porto di Lepanto, nella sua forma attuale, costituisce principalmente una parte delle fortificazioni veneziane realizzate durante la prima occupazione veneziana (1407-1499). Presenta la forma a ferro di cavallo con l'apertura di 35 mt. Due torrette alle estremità dei frangiflutti verso Est e Ovest controllano l'avvicinamento delle navi. Alla torretta orientale vi è un faro e la lapide murale comemorativa della battaglia navale del 1571.
A poca distanza dal frangiflutto orientale si conserva ancora oggi la “Moschea di Fethiye”. Presso il frangiflutto occidentale sorge la statua dell'incendiario Giorgos Anemoghiannis che trovò una morte terribile nel tentativo di far esplodere una nave turca durante la Guerra d'indipendenza greca (1821). Verso Ovest le indagini archeologiche della VIII Soprintendenza delle antichità Bizantine e Post-bizantine han-no portato in luce alcune postazioni per i cannoni e hanno rivelato la forma architettonica della porta principale.
Oggi nell'abitato tradizionale e nel porto di Lepanto, utilizzato dai pescatori locali e che costituisce un polo d'attrazione per turisti con imbarcazioni da diporto, il visitatore può ancora rintracciare immagini del passato, alcune di loro immutate nel corso del tempo.